Natura e Cultura nel Cuore del Parco Nazionale del Pollino

     

Il territorio del Parco Nazionale del Pollino con la sua storia millenaria, le tracce paleolitiche e quelle lasciate da tanti dominatori nel corso dei secoli, è formato da maestosi massicci montuosi e prende il nome dal Monte Pollino, che, a sua volta, si vuole derivi dal Dio Apollo, esaltazione del sole e della bellezza.
Il benessere prodotto dalla bellezza dei paesaggi e degli ambienti incontaminati e selvaggi del Pollino, ma ancor di più da quelli ameni e lussureggianti di colori, emblema dello scorrere delle stagioni e dalle sue erbe officinali, è il risultato più tangibile dell’essenza della montagna del Dio Apollo, per niente scontata, mai ripetitiva, sempre unica e ricca di migliaia di biodiversità.
Il capitale umano poi, è tanto variegato quanto ricco.

Le attività umane oltre a preservarlo, lo valorizzano e lo arricchiscono, contribuendo a donargli quel fascino e quell’essenza tipica, contraddistinto da identità culturali rintracciabili in ogni aspetto del vivere quotidiano, incluso il cibo.
Mormanno è nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, che occupa una vasta zona dell’Appennino tra la Basilicata e la Calabria, nel territorio di ben tre diverse provincie: Cosenza, Matera, Potenza con i suoi 56 comuni… e tra due mari, il Tirreno e lo Ionio.
Istituito nel 1988, area protetta più grande d’Italia e inserito nella rete mondiale dei Geo Parchi è diventato patrimonio dell’Unesco nel novembre del 2015.

Ha aderito alla Carta Europea per il Turismo Sostenibile (CETS).
Qui il visitatore apprezzerà paesaggi molto diversi tra loro e vaste aree incontaminate. Nell’area del Parco afferiscono tre massicci principali: i Monti del Pollino, i Monti dell’Orsomarso ed il Complesso del Monte Alpi.
Dall’area protetta si elevano le quote più alte dell’Appennino Meridionale: Serra Dolcedorme (2267 m), il Monte Pollino (2248 m), Serra del Prete (2181 m), Serra di Crispo (2053 m) e Serra delle Ciavole (2127 m).

I fiumi Sinni, Sarmento, Raganello, Coscile, Lao, Esaro, Argentino stupenda cornice, ed alcuni di essi adatti per fare sport avventurosi come il rafting e il canyioning grazie a vigorosi corsi d’acqua e a gole profonde.

 

    

 

   


Tanti i tesori da scoprire in alta montagna, nei boschi e nei paesi, dove, nel corso dei secoli, si sono avute importanti testimonianze di storia arte e cultura, in alcuni centri vivono ancora alcune comunità Arbereshe, di cultura italo- albanese, che conservano quasi intatte le tradizioni, la lingua e i costumi albanesi di 5 secoli fa. 

 

 

Molte tradizioni si sono conservate nei secoli soprattutto nel cibo.

Nel territorio del Parco si annovera una biodiversità agraria, numerose produzioni con specifiche certificazioni di qualità e un nutrito elenco di prodotti agroalimentari tradizionali, che garantiscono un’enorme ricchezza enogastronomica.


L’Ecomuseo del Parco Nazionale del Pollino (nella vicina Rotonda) è un piccolo specchio di quello che accade ogni giorno nel parco: una porta aperta sul Parco.

 

 


Di seguito forniremo, per gli appassionati e per chi ne abbia curiosità di conoscenza, brevi notizie riguardanti la FLORA e FAUNA per presentare i “tesori” che nasconde questa parte di territorio, la cui presenza dimostra che l’ambiente è incontaminato. Quello che serve è: una bussola, una cartina del Parco, un binocolo, una lente di ingrandimento! …. meglio ancora se ci si fa accompagnare da una Guida Ufficiale del Parco (professionisti autorizzati che facilitino il contatto, la relazione tra uomini e luoghi) per fare percorsi dedicati e con diversi grado di difficoltà.

 

    

 

 

Diverse infatti sono le passeggiate, anche per chi è mancante di specifica esperienza escursionistica, che consentono di visitare alcuni degli ambienti più suggestivi del Parco facendo sempre riferimento ai consigli pratici e alle regole di comportamento.
Visitare un parco non è come visitare una qualunque altra meta turistica, l’ideale sarebbe prima informarsi e approfondire la storia e la realtà del Parco in modo da essere consapevoli di quanto tempo, quanta storia, quanto lavoro, quanta cura sono stati necessari per produrre tanta bellezza e tanta identità. Bisogna essere il più possibile consapevoli e informati sulla storia, sulla cultura, le tradizioni, la natura dei luoghi che si intendono visitare con l’attenzione a non schiamazzare, danneggiare alberi o fiori, accendere fuochi, sporcare per non depauperare quella bellezza entrando nella natura in punta di piedi, evitando di invaderla con automezzi rumorosi ed inquinanti.
Tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a un determinato territorio e non hanno una buona esperienza di montagna si affidino senza indugio a guide professionali.
Lasciarsi guidare non è segno di debolezza, tutt’altro: è l’umiltà di chi vuole capire a fondo prima di tuffarsi anima e corpo in un’esperienza di conoscenza, sapranno consigliarvi su cosa vedere, sul come capire ciò che osserverete, in base alle vostre esigenze, alla vostra indole, ai vostri desideri, prevenendo anche situazioni di pericolo, consigliando anche su indumenti e attrezzi giusti per camminare in ambienti molto diversi da un parco cittadino.
Nel caso non si è accompagnati è bene non affrontare una zona poco conosciuta, non segnalata e magari fittamente boscata, evitando di formare comitive troppo numerose: l’essere in molti, oltre che comportare disturbo in delicatissimi habitat abitati da animali selvatici, distrae dai veri obiettivi dell’escursione che sono quelli di entrare in sintonia con la natura, con la bellezza dei luoghi che si attraversano. L’escursione naturalistica deve essere vissuta come un autentico momento di riconciliazione intima e personale con la natura e di ammirazione nei confronti del creato.

 

     

 

 


 

 

Le montagne ospitano alberi dai mille colori e forme, ci sono foreste antiche di centinaia di anni e gruppi più giovani, l’albero che si incontra più spesso è sicuramente il faggio (Fagus salvati) è praticamente ovunque tra i 900 e 1900 m s.l.m.

Sul Massiccio del Pollino vegeta anche al di sopra dei 2000-2100 m. Vive fino a 300 anni e raggiunge i 30 35 m di altezza. Alcuni hanno dimensioni straordinarie tanto che si definiscono Alberi Monumentali, con età stimata sui 300 anni e circonferenze alla base di 6,2 m e altezza di 28, le pronunciate costolature del loro tronco danno l’impressione di un insieme di fusti “saldati”.
L’albero più imponente però è senza dubbio Il Pino Loricato Pinus Leucodermis, emblema del Parco Nazionale del Pollino che svetta imponente sulle creste più impervie inerpicandosi su aspre pareti di roccia di solito ad altitudini superiore ai 1000 m s.l.m. esponendosi tenacemente alle intemperie e ai venti più forti che fanno sviluppare i rami a “bandiera”.
È una specie molto frugale adattatasi agli ambienti aridi e freddi delle alte vette. È un albero alto fino a 30m dall’aspetto robusto, con corteccia di colore grigio cenere, liscia, negli esemplari giovani, mentre in quelli adulti è fessurata in grandi placche con squame trapezoidali ricoperte da piccole squame lucenti, dandole l’aspetto di una corazza, ovverosia la “lorica” delle armature dei legionari romani, da qui l’origine del nome.
Quello che rende unico il Pino Loricato del Pollino, è proprio il suo adattamento agli ambienti di alta quota, ciò ha donato a questi esemplari un portamento tormentato, affascinante, scultoreo e monumentale.

 

  

 

 

 

Colpiscono in particolare gli esemplari più maestosi e plurisecolari (nel corso della sua vita millenaria può raggiungere un’altezza di 40 metri), nonché le silhouette quasi spettrali di quelli che, sebbene morti, rimangono in piedi grazie al legno ricco di resine che li rendono più resistenti agli agenti naturali della decomposizione trasformandoli in sculture di suggestiva bellezza. Non è difficile distinguerlo e osservarlo ad esempio dai Piani di Pollino o da Colle Gaudolino o ancora più semplicemente affacciandosi dalla balconata a Belvedere di Malvento.
Questa terra preserva il pino più antico d’Europa: ITALUS, come testimone millenario della nostra storia. Alto più di 10 m e con un diametro di 160 cm, la sua veneranda età (1230 anni) lo rende unico.

Si è rifugiato su una fascia rocciosa a quasi duemila metri di quota. Il nome Italus è stato attribuito in memoria del re di Enotria che governava questa regione a cavallo tra l’età del bronzo e quella del ferro.

L’ ontano napoletano è un albero alto sino a 25 m, con diametro di 50 60 cm.
L’abete bianco è una conifera diffusa in tutto il Parco. Sempreverde può raggiungere i 600 anni di età, alto fino a 45 metri (talvolta raggiunge i 75) con fusto colonnare che arriva ad un diametro di 2,5 m. Il tasso è un sempreverde con una crescita molto lenta e per questo motivo spesso si presenta in forma di piccolo albero o arbusto di dimensioni medie, tuttavia in condizioni ottimali può raggiungere i 10 - 20 metri di altezza.
Il Parco ospita un’ampia varietà di specie vegetali: su 1773 specie censite, le specie di interesse officinale sono risultate 437 di cui 53 tossiche e velenose. La maggior parte di queste specie officinali sono erbacee ma non mancano quelle cespugliose o arboree: menta, origano, rosmarino, camomilla, malva, ginestra odorosa, dittamo coi suoi fiori rosei o bianco violetti, tarassaco comune, borragine comune, asfodelo montano dall’inflorescienza verticale allungata e fiori di colore bianco, genziana maggiore dai caratteristici fiori gialli, anemone stellata dal fiore roseo e profumato, bella donna con fiori bruno-violetti, millefoglio montano dal colore bianco o roseo, rosa selvatica (canina) con frutti commestibili ricchi di vitamina C, e altri fiori come primule, ciclamini, gigli rossi e in ultimo ma non meno importante la loricanda, una lavanda spontanea e rara che cresce nelle pietraie del Parco Nazionale del Pollino che potrete ammirare in tutta la sua bellezza presso il Parco della Lavanda a due passi da Mormanno, in Contrada Barbalonga in località Campotenese,un tesoro calabrese da visitare per godere di uno spettacolo unico nel Sud Italia, che si estende per circa 3 ettari con i suoi profumi e i suoi colori ed è il luogo ideale per accogliere famiglie, coppie, gruppi di visitatori e tutti coloro che vogliono trascorrere momenti di puro relax circondati dall’inebriante profumo. Ad oggi, all’interno di questo orto botanico vi sono circa 60 specie di lavanda che fioriscono nel periodo che va da fine giugno a metà mese di agosto.

All’interno del Parco della Lavanda è possibile trovare tutti i prodotti che derivano dalla lavorazione di questa pianta autoctona, saponi, oli essenziali, candele, ecc. e si può prendere parte a mini-laboratori didattici.

 

 

Quanto alle specie animali tipiche di questo territorio, menzione deve esser fatta necessariamente per il lupo che è, tra le presenze faunistiche del comprensorio del Parco, quella che più è ricca di risvolti non solo conservazionistici, ma anche sociostorico-culturali ed emozionali che sottolineano l’antichissimo legame tra questo mammifero e l’uomo.

Il Pollino è una delle 10 isole montane di sopravvivenza della specie individuate in Italia, anche se difficile da osservare in natura se non in sporadici e fortuiti casi. Il lupo che vive in branco è una specie protetta ed è al vertice della catena alimentare, quindi ne mantiene l’equilibrio, regolando le popolazioni di erbivori.
Il capriolo che trova nel territorio del Parco Nazionale del Pollino il suo habitat naturale tra boschi, radure e campagne alberate.
Di solito forma piccoli gruppi famigliari. Insieme al cervo e al cinghiale, rappresentano componenti importanti della comunità animale di questi ambienti che ospitano anche il lupo, il loro predatore naturale. Il capriolo è attivo all’alba e al tramonto, momenti in cui sono possibili avvistamenti, ha un comportamento prevalentemente solitario. Ha una lunghezza di 120 cm e un peso di 30 Kg. Il maschio è facilmente distinguibile perché oltre ad essere più grosso ha una macchia bianca sul posteriore a forma di fagiolo, la femmina invece a forma di cuore.

 


La lontra, conduce una vita solitaria lungo i fiumi, presso i quali trova rifugio. È un animale semi-acquatico e mangia fino ad un chilo di cibo al giorno. Pesci, crostacei, molluschi e anfibi sono il suo cibo, che pesca restando in apnea fino a due minuti, si nutre anche di piccoli mammiferi, uccelli ed insetti.
Tra i rettili, la salamandra pezzata dal corpo nero a macchie gialle più o meno estese che servono per far spaventare i predatori, vive in presenza dei corsi d’acqua e il cervone che vive nella macchia mediterranea o ai margini dei boschi in zone aperte e soleggiate. È possibile avvistarlo anche sopra gli alberi.

 


Si nutre di piccoli mammiferi, topi, conigli, scoiattoli, lucertole e uova prese direttamente dai nidi e piccoli uccelli.
Tante specie di uccelli volano nel cielo del Pollino per i quali varrebbe la pena attrezzarsi di binocolo facendo Birdwatching: l’aquila reale, il corvo imperiale, il falco pellegrino, solo per citarne alcuni.
La presenza di zone montuose con estesi prati e pascoli di quota degradanti in scoscesi declivi rocciosi, come nell’area dei fiumi Lao, Argentino, Raganello, offre l’ambiente adatto alla nidificazione dell’ Aquila reale.

Nelle cavità delle porzioni alte e riparate delle pareti rocciose nidifica il falco pellegrino, che si nutre quasi esclusivamente di altre specie di uccelli che cattura in volo con velocissime picchiate. Altri rapaci predatori di uccelli sono lo Sparviero e l’Astore. Le aree boscate a margine delle aree aperte di bassa quota ospitano il Nibbio reale, un elegante rapace dalla sagoma facilmente riconoscibile grazie alla estremità della coda a forma di V. Più comuni e facili da avvistare sono la Poiana e il Gheppio che si può osservare mentre si mantiene sospeso in volo stazionario sopra i prati grazie ad un rapido batter d’ali, tecnica utile per meglio individuare le prede a terra tecnica utilizzata anche da altri rapaci come il Biancone.
Il Capovaccaio, noto anche come Avvoltoio degli Egizi poiché nidifica anche in Africa e in parte dell’Asia, è il più piccolo avvoltoio europeo, ha un apertura alare di 165 cm, muso grinzoso, giallastro e privo di piume, ha piumaggio prevalentemente bianco con penne remiganti nere, visibili durante la fase del volo.
Costruisce il suo nido su cavità o davanzali di pareti rocciose che gli permettono un vasto controllo visivo del territorio, possiede infatti una vista molto acuta.

Frequentando zone aperte di montagna o pianura destinate al pascolo di bestiame allo stato brado, ecco spiegato il suo nome.
Il nibbio reale rapace dalla coda lunga, ampia e biforcuta. Il suo habitat naturale è costituito dai boschi, foreste di latifoglie e pianure. Caccia per lo più in spazi aperti e erbosi come i terreni coltivati e i pascoli. Nidifica nelle foreste, al di sopra dei territori di caccia. Ha un’apertura alare fino a 160-170 cm.
Parco ha intrapreso anche la reintroduzione del Grifone. Tra i rapaci notturni il più misterioso ed affascinante è sicuramente il Gufo reale.
La presenza di uccelli rapaci è indice di buona qualità ambientale.
È possibile fare un percorso didattico interattivo naturale sul mondo dei rapaci nella vicina Civita, dove da tanti anni operano I Falconieri dei Setteventi che si occupano del loro addestramento, in una cornice naturalistica molto affascinante.

 


Quanto agli insetti ospitati nei boschi del Parco, alcuni vengono considerati dei veri e propri “fossili viventi” come il Buprestis splendens, considerato il coleottero più raro d’Europa dal colore dorato o verde smeraldo con riflessi azzurri e purpurei lungo 14-21 mm, legato quasi esclusivamente al Pino loricato.

La comparsa di questa specie è da ricondurre nel tempo a subito dopo la scomparsa dei dinosauri ovvero tra 65 e 2 milioni di anni fa.
I grandi boschi di faggio ospitano uno dei più belli insetti europei la Rosalia alpina di colore azzurro cenere, recante tre coppie di macchie nere-vellutato e ornate di bianco sulle ali, il suo colore si mimetizza con la corteggia del faggio e con i numerosi licheni che si rinvengono su questi alberi. È lungo 15-0 mm.
L’Osmoderma italica è una rarità tra gli insetti del Parco, è di color cuoio lucido e raggiunge i 24-30mm. Sopravvive solo in boschi molto antichi, di almeno 200-300 anni.
Il cervo volante meridionale vive nelle cerrete può raggiungere i 50 mm di lunghezza. Ha grosse mandibole appuntite a guisa di tenaglia.

 


Quanto alla cultura, numerosi sono i siti di valenza storico e archeologica che devono necessariamente far parte dell’itinerario di visita di chi decide di visitare Mormanno e il Pollino.

 

 

        

 

     

 

                 


Oltre ai monumenti di Mormanno, segnaliamo altresì, altre possibilità di visita nei paesi limitrofi per rendere più interessante e completa la permanenza nel comprensorio del Pollino. Tra mare sentieri e borghi, numerosi castelli, manieri di genesi antica, alcuni dei primi anni Mille, altri del Medioevo, fortezze che hanno conosciuto nobili origini ma anche infauste pagine della storia tracciata dalle varie dominazioni subite. Questi impreziosiscono l’area protetta testimoniandone un altro aspetto peculiare.


SITI DA VISITARE:

La Grotta del Romito a Papasidero, (con la straordinaria incisione rupestre del Bos Primigenius espressione del Paleolitico mediterraneo. Sito archeologico di immenso valore, testimonianza della presenza di insediamenti umani nella Valle del Fiume Lao e della Calabria settentrionale. Numerose le sepolture qui rinvenute, prova unica ed eccezionale di questo luogo, di cui numerosi altri reperti sono conservati nel vicino
Antiquarium).

 

       

 



Il castello di Isabella Morra a Valsinni
Il castello di Episcopia
Il castello di Lauria
Il castello di Castrovillari
Il castello di Morano Calabro
Il Santuario della Madonna del Pollino a San Severino Lucano
Il convento di Colloreto a Morano Calabro
Il Santuario della Madonna delle Armi a Cerchiara di Calabria
L’Ecomuseo del Parco e il Museo di Storia Naturale a Rotonda
Il Santuario delle Cappelle di Laino Borgo
Il borgo antico di Laino Castello
 

     
       
        
        

    

 

      
 

 

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