FAQ

 

1.Cos’è il baby blues?
 È uno stato d’animo del tutto fisiologico e passeggero e nel giro di pochi giorni questi sentimenti negativi passano e la donna può godere appieno della vicinanza del suo piccolo.
2. Come si manifesta il baby blues? 
Il baby blues di solito esordisce due o tre giorni dopo il parto; la neomamma comincia ad avvertire ansia, umore triste e sensazione di instabilità.
3. Cos’è la depressione post partum? 
Ben più seria del baby blues, la depressione post partum colpisce circa il 10% delle donne che hanno avuto da poco un bambino. Può verificarsi indipendentemente dall’ordine di nascita del bambino: non è detto che una madre che non ne abbia sofferto in seguito alla nascita del primo figlio non possa soffrirne dopo la nascita di altri figli.
4. Cosa provoca la depressione post partum? 
Difficile indicare una causa precisa, tuttavia ci sono diversi fattori concorrenti. Per cominciare, quello ormonale, dal momento che dopo il parto sia gli ormoni sessuali (estrogeni) sia quelli prodotti dalla tiroide (che regolano per così dire la produzione di energia) subiscono un calo anche vistoso. Allo stesso modo entrano in gioco i neurotrasmettitori (adrenalina e noradrenalina). 
Ci sono poi i fattori emotivi, legati soprattutto all’idea che la donna ha di sé: c’è la trasformazione fisica (magari la perdita di una figura snella); poi vi è la sensazione di non essere più una persona libera (il bambino pone limiti alla mobilità); infine vi è la perdita della propria identità e la necessità di costruirne una nuova da donna a donna e mamma. A completamento ci sono i fattori pratici, legati soprattutto ai nuovi ritmi di vita che il neonato impone (tempi per l’allattamento, ritmi sonno-veglia alterati).
5Quali sono i sintomi che possono far sospettare una depressione post partum? 
I sintomi possono essere i seguenti:
  • sentirsi quasi sempre irrequieti o irritabili;
  • sentirsi tristi, depresse o avere molta voglia di piangere;
  • non avere energie;
  • mal di testa, dolori addominali, tachicardia, difficoltà a respirare;
  • insonnia;
  • inappetenza e perdita di peso;
  • mangiare in maniera eccessiva o soprappeso;
  • difficoltà di concentrazione e memoria; non riuscire a prendere delle decisioni;
  • preoccupazione costante nei confronti del bambino;
  • disinteresse nei confronti del bambino;
  • sentimenti di colpa e di disistima;
  • timore di poter fare del male al bambino o a se stesse;
  • perdita di interesse in ciò che si fa.
6. Cosa può fare una donna che sta sperimentando questi sintomi? 
Se lo stato depressivo è serio e interferisce con lo svolgimento delle attività quotidiane, occorre rivolgersi ad uno specialista. Potrebbe essere anche necessario assumere dei farmaci per un periodo. E’ importante affrontare seriamente la depressione post partum che può avere conseguenze a lungo termine sulla vita della donna che la sta sperimentando  e su quelle della sua famiglia, soprattutto del neonato.
7. Come si può “prevenire” la depressione post partum? 
E’ sempre meglio ricorrere allo specialista, comunque è possibile adottare strategie comportamentali. L’American College of  Obstetrician and Gynecologists, mette in guardia da tre miti che possono generare frustrazioni e, quindi, predisporre al disagio psicologico:
  1. Fare la mamma è istintivo. Niente di più falso: è un’attività complessa che richiede l’apprendimento di molte tecniche e astuzie varie. Non deve essere un dramma se inizialmente si incontra qualche insuccesso.
  2. Il bambino perfetto. Quasi tutte le mamme si fanno un ritratto ideale del nascituro, e se non coincide comincia la frustrazione, magari aggravata dal confronto con i figli di altri “così carini e buoni”. E’ un’illusione: ogni bambino ha una sua personalità che manifesta anche alla nascita, così come caratteristiche fisiche che possono essere di ostacolo alla neomamma (lo stomaco delicato per esempio). Bisogna adattarsi al nuovo venuto pensando che il meglio deve ancora venire.
  3. Mamma è perfezione. E’ ovvio che nessuno è perfetto, e comunque gli errori sono ammessi. Anche non provare inizialmente un’eccezionale trasporto per il neonato è normale. L’affetto cresce con la confidenza e questo non significa essere una cattiva madre.
8. Cosa si può fare per combattere questi sintomi? 
Ci sono dei comportamenti che aiutano a sentirsi meglio:
  • Prendersi del tempo per stare con il partner e parlare di come è cambiata la vita, esprimendo i propri  sentimenti circa la nuova situazione;
  • parlare con qualcuno di come ci si sente, per non sentirsi sole;
  • prendere spesso in braccio il bambino e parlargli dolcemente per aumentare la vicinanza fisica ed affettiva con lui;
  • se ci si sente frustrate e stanche, lasciare il bambino a qualcuno di fiducia e prendersi del tempo per se stesse. Solo stando bene con se stesse si può trasmettere serenità ai propri figli;
  • prendersi del tempo per se stesse, anche solo 15 minuti al giorno, può aiutare a rilassarsi;
  • fare attività fisica, che aumenta il benessere psicofisico;
  • nutrirsi bene, prediligendo frutta, cereali e verdura;
  • tenere un diario su cui scrivere i propri sentimenti ed emozioni; in questo modo il diario fungerà da valvola di sfogo.
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